giovedì 5 giugno 2008

Dayaki!

Per quelli della mia generazione, la parola "Dayaki" rievoca viaggi in terre lontane, a cavallo della fantasia stampata sulle pagine di libri già un po' ingialliti e polverosi... era la cosiddetta "letteratura per ragazzi", antesignana della ben più deleteria TV dei ragazzi, quella letteratura che serviva a passare i pomeriggi immersi nelle avventure di eroi improbabili, descritti in una lingua che essa stessa era motivo di fascinazione. Jules Verne, Emilio Salgari, Jack London e i loro (per me) meno noti colleghi hanno irrimediabilmente segnato la forma della mia fantasia, sdraiato sul letto a pancia sotto, ore ed ore, fino a farmi dolere le braccia e la schiena... definitivamente perso nei mari di Mompracem.

Proprio dai romanzi dedicati al mitico Sandokan riaffiora la parola Dayako: era il ferocissimo appartenente ad una non meglio identificata tribù di sanguinari tagliatori di teste, uno dei tanti insuperabii ostacoli che il nostro eroicissimo pirata doveva affrontare, nelle sue mirabolanti avventure.

In questi giorni, in questi tempi, il termine Dayako è riemerso dalle profondità della memoria in contemporanea con l'apparizione di alcuni "consulenti aziendali" nei corridoi del mio ufficio... i cosiddetti "tagliatori di teste", appunto.

C'è poco da stare allegri, in questo caso: non esiste eroe salgariano in grado di contrastare la drammatica realtà di un'azienda che è, volente o nolente, costretta a ricorrere a questi mezzi per poter sopravvivere, o per rimediare agli errori della dirigenza/proprietà, oppure semplicemente per scaricare su chi lavora truffe e magheggi vari...

Va bene, sono un po' in ansia... passerà.

Però, in questo momento, vorrei tanto essere un "tigrotto"... viva Mompracem!

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