sabato 9 agosto 2008

Un attimo di calma

Un sabato mattina quasi qualunque, agosto inoltrato, è già molto caldo alle prime luci dell'alba. Stamane la solita routine della spesa è stata temporaneamente accantonata, oggi pomeriggio si va all'inaugurazione di un nuovo supermercato che Cristiano ha allestito, faremo la spesa direttamente là. Quindi, ho un po' di tempo per pensare a me, per stare tranquillo, per ascoltare musica, mentre scrivo queste parole.

Il frullare quotidiano dei pensieri rallenta un poco, riesco a scorgere meglio i dettagli, le immagini che si susseguono hanno contorni più precisi, c'è una bella luce. A che penso? Non lo so esattamente: casa, lavoro, vacanze, parenti, amici, gatti, oggetti e piante ballano un lento valzer, ognuno cercando i cinque secondi di fama in più rispetto agli altri.

Ho un estremo bisogno di riposo. Non tanto fisico, sebbene abbia una corporatura da "collaudatore di materassi" ancora riesco a farcela, quanto mentale. Avrei voglia di fuggire lontano, dare un taglio netto a tutto e a tutti, ricominciare da capo in un altro continente, "resettare" il mio sistema nervoso per rendergli la forza di mettere in pratica quello che ho imparato.

In effetti il problema sta tutto lì: credo di aver imparato molto, in questi ultimi dieci o quindici anni, su di me e sugli altri, ma più vado avanti meno mi sento in grado di mettere in pratica quello che ho imparato. Sarà una conseguenza della mia mania per l'ordine, o della mia pigrizia? Nel senso che tanto oramai è un tale casino che non vale la pena rimettere insieme i cocci... e se adesso inizio un nuovo sistema, cosa ne faccio di un passato così in disordine? Accidenti, quello proprio non posso rimetterlo a posto. Ma fa parte di me. E, ogni tanto, quando sono stanco, o nei momenti più impensati, un coccio particolarmente tagliente ti ferisce, magari a distanza di anni da quando si è rotto... vedi, a non pulire subito? Poi ci sono i cocci maligni, quelli che, quando stai col sacco della spazzatura in mano, camminando per la strada verso il cassonetto, lo squarciano d'improvviso, e spargi tutto per la strada. Merda. E ora che faccio? Finta di niente non posso, mi hanno visto tutti, ma non ho nulla con cui rimediare... se non le mie mani. E allora ingoi la vergogna, ti armi di pazienza e indossi  la dignità migliore che hai, ti chini e inizi a raccattare. Se sei fortunato, quando avrai finito, troverai una fontana pubblica dove ripulirti un po'.

Che carino... il mio jukebox sta passando i Pretenders, "Back on the chain gang", un pezzo che ha il potere di scacciare queste ubbìe. Come molto spesso la musica ha il potere di fare. Sarà per questo che "i giovani" sono così legati alla musica da non poterne quasi fare a meno? Forse. Di fatto, mi accorgo che ne ascolto troppo poca... ah! Sarah Vaughn, Misty... dell'ottimo jazz. Ho deciso: appena posso mi accatto un lettore Mp3, lo carico con tutto quello che ci entra e me lo piazzo fisso nelle orecchie. Ora siamo con Charlie Parker, "Blues for Alice"... alti livelli.

Eric "slowhand" Clapton, Tears in heaven... forse un po' malinconico, ma molto bello.

Vabbé, non sono proprio un DJ... ma fra tutti i linguaggi non verbali, la musica è il più diretto e il più profondo. Aiuta, in effetti. A volte mi ha salvato.

Ma questa è un'altra storia.

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