Perché, allora, celebrare delle ricorrenze? Cos'è che realmente ricorre, in un sistema dove tutto muta costantemente? Perché inseriamo dei "keyframes" nel flusso inarrestabile delle cose, boe che abbandoniamo immediatamente alla corrente, a cui non potremo ancorarci mai più? Cos'è che fa di una data, un simbolo inesistente in natura, un qualcosa che ci dà il senso del ciclo, del ripetersi, del ritrovare un punto noto, cui tornare ad aggrapparsi per non avere l'ansia di essere spersi nell'ignoto? È vero, esiste il ciclo delle stagioni, la Terra gira intorno al sole in un'orbita chiusa e via discorrendo, ma in realtà anche il ciclo delle stagioni, anche l'orbita della Terra non sono mai esattamente uguali a se stesse: anche il sole, domani, sarà diverso. Dunque? Perché lasciare una traccia che non potrà mai essere seguita?
Beh, a me viene in mente una cosa: per due punti passa una ed una sola retta. Che ci azzecca? Ora vi spiego. Le creature viventi, sul nostro pianeta, hanno tutte, chi più chi meno, una funzione che le differenzia dagli oggetti inanimati: la memoria. Da quella istintiva, oserei dire programmata, degli insetti e delle creature unicellulari fino a quella dei delfini, degli elefanti, e dell'uomo. La memoria è il luogo dove quei "keyframes" acquistano un significato, dove, guardando all'indietro nel tempo, puoi vedere la strada che hai fatto, le svolte, le incertezze e le direzioni che hai preso, fino ad arrivare dove sei ora, in questo preciso istante. Guardare indietro, però, non può essere fine a se stesso: sarebbe come voler guidare in retromarcia, osservando la strada solo dagli specchietti. E comunque andando indietro... io credo che il significato sia un altro. Per due punti passa una ed una sola retta. Che punti? Beh, i più ovvi: il tuo stato presente e l'ultimo ricordo che ti interessa ricordare, l'ultimo "keyframe" che vuoi prendere in considerazione. E la retta a cosa serve? Ad indicarti la strada.
Certo, espresso così può sembrare semplicistico, troppo lineare (lineare? Guardate bene...), una sorta di determinismo portato all'eccesso. Però sono convinto che è esattamente ciò che succede. Anche se più che di rette si potrebbe invece parlare di curve, di coni di probabilità, di traiettorie... che possono spesso sembrare intricate ed assurde come i bastoncini dello Shangai. E che, altrettanto spesso, necessitano della stessa pazienza e mano ferma per essere portati a ragione. Tutto, però, passa per un unico punto: adesso. Ora, in questo preciso istante, mentre io scrivo, mentre tu leggi, mentre entrambi ci spostiamo nel tempo e nello spazio.
Non sono ònfalomane (dal greco "omphalos", ombelico), non penso che io, o chiunque altro, sia il centro dell'universo, anzi: sono convinto che l'universo esiste grazie alle relazioni che intercorrono tra tutti i suoi punti, grazie all'esistenza stessa di questi punti, che creano la trama di quest'adesso, spostandosi tutti assieme, chi in una direzione, chi in un'altra. Ma tutti in avanti. Ognuno nel proprio avanti. Alcuni nello stesso avanti. Altri in avanti opposti. Comunque avanti.
Quindi, segnamo con un'altra boa la mezzanotte di questo trentuno di dicembre del duemilaeotto ed andiamo avanti.
Buon anno a tutti.