lunedì 13 ottobre 2008

Autopsia per una stampante

Forse è stata una follia, ma ho deciso di effettuare l'autopsia della stampante, morta per cause ignote qualche mese fa. Tanto, mi sono detto, sta solo prendendo polvere sullo scaffale, in attesa che trovi il coraggio di smontarla, o la vigliaccheria di buttarla senza neanche averci provato. E poi, sin da bambino ho avuto la curiosità di sapere come funzionavano le cose... ho "ucciso" una quantità sorprendente di mangiadischi, quando avevo quattro anni, prima di capire come fare per smontarli senza distruggerli... (nota per le giovani generazioni: il mangiadischi è il bis-bis-bis-bisnonno degli attuali iPod, e funzionava con degli antiquati dischi di vinile a 45 giri... chi ha meno di quarant'anni non credo se lo possa ricordare) ma da allora mi affido ad un principio: se qualcuno l'ha montato, io lo posso smontare. Il che ha fatto ingigantire a dismisura la mia collezione di attrezzi (e il mio ego): se serve a smontare qualcosa, lo devo avere.

L'autopsia è iniziata alle quindici del dodici ottobre: attrezzi a portata di mano, carta di giornale sul tavolo, guanti di lattice (l'inchiostro macchia) e tenuta estiva da imbianchino (jeans tagliati al ginocchio e t-shirt)... e via alla caccia della prima vite da smontare.

Anatema a tutti gli ingegneri e i progettisti! Che possano soffrire quanto soffre chi tenta di smontare i parti delle loro menti malate... per togliere la sola copertura superiore ho dovuto svitare diciotto viti... nascoste con intenti perversi in angoli impossibili da scovare.

Tuttavia, la mia innata testardaggine ha avuto ancora una volta la meglio, e dopo un'ora circa ero a mettere allo scoperto la testina di stampa, obiettivo primario della mia dissezione. Riesco ad estrarla, e dopo una prima sommaria pulizia, individuo il problema, ovvero la causa del decesso: infarto al miocardio.
Non ci sono dubbi: il nastro di contatti elettrici è spellato e rotto, e la plastica tutto intorno appare deformata e fusa... un corto circuito ha devastato il delicato insieme, decretando il "de profundis" per la gloriosa Epson.


Sopra, il coperchio della testina di stampa deformato; sotto, i contatti cortocircuitati.


I motivi? Le indagini hanno seguito due strade: difetto meccanico a seguito di "clogging" degli ugelli, oppure conseguenza del tentativo di sturare gli stessi con mezzi poco appropriati. Non ho trovato conferme per nessuna delle due ipotesi, ma temo fortemente che possa essere stata la seconda, a causa della considerevole quantità di liquido iniettato e fuoriuscito dalla testina nel tentativo di "stappare" gli ugelli. La guarnizione risultava poco efficiente, e il liquido entrava in contatto con l'apparato elettrico... con le inevitabili conseguenze.

In sintesi: l'ho annegata, e mi merito tutta la colpa.

La cosa mi ha infastidito non poco, quindi sono andato alla ricerca di parti di ricambio.... che ho scoperto praticamente non esistere, per questa classe di stampanti. È come se ti dicessero "visto quello che l'hai pagata, ti conviene ricomprarla nuova". Tipico ragionamento che mi fa imbestialire. Durante la ricerca, mi sono imbattuto (in realtà ho cercato) in un'offerta speciale nel megastore più vicino a casa... la nipote di primo grado della mia stampante ad un prezzo, tre anni dopo, di due terzi inferiore a quello che l'avevo pagata. Maledetti.

Sono saltato in macchina e sono andato a comprarla.

2 commenti:

maoogle ha detto...

Che stampante hai comprato alla fine? Vai a vedere questa e dimmi dove la metteresti nell'albero geneaologico!

BaseLuna ha detto...

QUELLA, non la considero proprio una stampante-stampante... non più di quanto possa considerare il torchio di Gutemberg una rotativa. Ma il mio animo segreto di modellista vibra... ne voglio una!

Per la cronaca, il nuovo acquisto è una Epson Stylus Color DX8450