mercoledì 3 settembre 2008

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Splash!


Siamo tornati... già da qualche giorno. Ho come uno sfasamento da "jet lag", ancora non sono davvero dentro il solito tran tran, c'è in giro, anche in ufficio, un'aria come da vacanza protratta, ferie che sono finite, ma forse ancora no.

È strano, inconsueto, per me, sentirmi così. Non sono un viaggiatore, non lo sono mai stato, quindi in realtà non so nemmeno cosa sia un jet lag vero, ma lo straniamento che provo mi fa immaginare che ci si senta così. Non ho voglia di lavorare, cosa altrettanto insolita, ma faccio cose, vedo gente, rido, scherzo... tutto normale. Tutto normale? Un'estate passata in un lampo, come calendario, che ancora persiste come se non dovesse finire mai, il caldo opprimente di questi ultimi due giorni che fa sospirare le temperature dei millequattrocento metri, l'aria pulita e fresca, le montagne, l'azzurro del lago... tutto normale?

No, non è normale. È un senso di sospensione del tempo, è come essere spettatore della propria esistenza, guardarsi "da fuori" fare quello che ci si aspetta tu faccia, come un osservatore distratto che chiede: chi è questo? Che cosa sta facendo? Ma che curioso, guardalo, sembra un pesce fuor d'acqua, cammina, si siede, si rialza, parla, torna, si risiede, si rialza e si muove di continuo come un'anima in pena. Ma che fa?

Già, che faccio? Che facciamo, io e il mio "doppelganger", strana e allucinata coppia, se mai ce ne fu una?

Bene, francamente, me ne infischio, tanto per citare un film che non ho visto. La verità è che sto bene così, in questa sorta di limbo un po' ovattato, la testa sgombra, pensieri e problemi accantonati per un lungo attimo, lo sguardo perso in altri orizzonti. Sto forse fantasticando? Probabilmente sì. E allora? Mi sembra di essere una batteria in fase di ricarica: per una volta, una volta soltanto, prendo anziché dare.

Ma saprò farmi perdonare anche questo. Domani.

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