martedì 14 luglio 2009

Un minuto di silenzio

A quanto pare, questo è il valore medio di una vita umana. Un minuto di silenzio. Un altro ragazzo è morto in Afghanistan, altri sono rimasti feriti, l'ennesimo atto di una tragedia che non ha ancora scoperto il suo senso.

Paesi in un altro mondo, di un altro mondo, dove la nostra percezione della realtà sembrerebbe il sogno ad occhi aperti di un etilista cronico, dove la realtà del quotidiano convive con le armi e la violenza viene sentita come una normale compagna di vita. Paesi in cui piombano come alieni dei ragazzi, addestrati a combattere, ma non a vivere con la morte accanto, ancora pieni dell'atmosfera dei centri commerciali, con l'iPod nel taschino della mimetica, e Full Metal Jacket come modello di comportamento. Un film... che molto presto scivola nell'horror.

Non so immaginare come debbano sentirsi, sono troppo lontano, decisamente distante, ma posso immaginare il livello di straniamento che può colpirli assieme alla bomba, il raddoppiarsi di uno shock tremendo, in un istante. Una cosa così... a me? Ma non ero invulnerabile? Forse sbaglio, ma credo mi sentirei così.

Con tutto ciò, i culi caldi (scusate per il caldi) si costernano, si indignano, si impegnano, e indicono un minuto di silenzio. Forse, in quel minuto sarebbe stato il caso di far loro sentire il fragore dell'esplosione, le grida, le bestemmie, i lamenti, l'orrendo lacerarsi di carni e lamiere... proprio mentre stanno a capo chino, a pensare a tutt'altro. Forse, dopo, avrebbero apprezzato di più quel silenzio.

E avrebbero continuato a tacere.

Nessun commento: